L'icona
L’Icona
La chiesa parrocchiale è ricca di icone (icona deriva dal greco eikôn e significa letteralmente "immagine", "ritratto"), ossia di pregevoli raffigurazioni sacre della vita di Gesù, della Vergine Maria, degli Angeli, dei santi. Sintesi degli elementi delle tradizioni teologiche, spirituali e liturgiche delle chiese orientali, in special modo di quella bizantina, l’icona è un'opera di estrema bellezza, destinata principalmente al culto e alla preghiera dei fedeli.
Una icona è bella per la Verità che mostra: più riesce in questo intento, più l’icona è valida teologicamente. Per chi la contempla è una finestra aperta dal mondo del divino, poiché trasfigura e spiritualizza tutto ciò che in essa è raffigurato. A differenza dell’arte religiosa occidentale, dove molto viene affidato all’estro dell’artista che nella sua sensibilità plasma la raffigurazione, l’icona è realizzata secondo tecniche, stili, colori e modelli ben determinati che ne esprimono precisi significati.
La discesa agli inferi

Al centro dell’icona c’è il Cristo glorificato che scende agli inferi, ne distrugge le porte (raffigurate sotto i suoi piedi) e prende dai polsi, strappandoli dai loro giacigli, Adamo ed Eva, progenitori e rappresentanti dell’umanità decaduta con il peccato. Egli li risolleva dalla situazione e dalla conseguenza della caduta, elargendo il dono specifico della Risurrezione: lo Spirito Santo, che viene dato all’umanità per l’unica sua mediazione. L’uomo con Cristo è l’uomo nuovo, realizzato e inserito con lo Spirito Santo nella dimensione della vita divina.
“La più ampia dei cieli”
Quando l’Arcangelo Gabriele apparve a Maria per annunciarle che diverrà la Madre di Dio, la salutò con le seguenti parole: «rallegrati, o piena di grazia». Questa espressione è la chiave di volta per interpretare tutto il mistero mariano nella
economia della salvezza. È piena di grazia perché è piena dello Spirito Santo che scenderà in lei e le farà concepire il Verbo eterno. Il suo seno diventerà dimora di un bambino che è il Dio dei secoli. Tutto per opera dello Spirito Santo.

L’icona mostra Maria nella sua maestà di Madre di Dio, avvolta nel Maforion e rivestita della tunica splendente, in atteggiamento orante. Nel centro del suo seno, in un cerchio, vi è inscritto il bambino Gesù, che è stata capace di contenere nel suo piccolo grembo. Mentre i cieli nella loro pienezza e profondità non sono capaci di contenere il Dio immenso, lei, Maria, è riuscita a contenerlo nel suo piccolo seno. Ecco quindi il significato del titolo “più ampia dei cieli”, in greco, platitera ton uranon.
San Giorgio Megalomartire
Nelle icone più antiche il santo è raffigurato senza cavallo, in piedi, in vesti militari e con aspetto giovanile. Nel tardo
medioevo venne dipinto a cavallo con il mantello rosso al vento, nell’atto di brandire la lancia con cui uccidere un drago e liberare una fanciulla. È il caso dell’icona qui raffigurata. Il santo, con la potenza della sua fede e con la testimonianza del martirio, libera la chiesa dal paganesimo, simboleggiato dal drago che viene ucciso. Il martirio collega il santo alle sofferenze di Cristo perché, come il Maestro, Giorgio ha offerto sé stesso come olocausto vivente.

L’icona vuole evidenziare la fede del martire che si traduce nel servizio agli altri fratelli, liberandoli (la fanciulla liberata simbolizza la chiesa) da qualsiasi elemento che ostacola il trionfo della verità. San Giorgio martire annuncia che la libertà è Cristo stesso, il solo capace di liberare l’uomo nella sua totalità.
Interno Iconostasi L'icona Cappella di San Giorgio Festa Patronale Festa Grande La voce dell'Oriente L'Eparchia di Lungro
Liturgia Eucaristica Iniziazione cristiana Il matrimonio